Per le progettualità legate all’housing sociale e alla residenzialità, la FAV mantiene collaborazioni con diversi partner ed enti invianti: la Caritas Ambrosiana, la Casa delle Donne Maltrattate, Casa della Carità, LULE, l’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone, l’Istituto don Gnocchi di Milano, l’associazione Agevolando, la Fondazione Padri Somaschi, la Fondazione Arché, i Servizi sociali del comune di Milano e dei comuni dell’hinterland milanese.

 

La FAV è innanzitutto titolare di strutture di accoglienza per famiglie e nuclei mono-genitoriali con autonomia differenziata:

  • 1 comunità protetta H24 per 4 nuclei mamma-bambino 
  • 2 strutture di semi-autonomia per complessivi 8 nuclei mamma-bambino 
  • 6 alloggi per l’autonomia (che prevedono un successivo reinserimento dei nuclei in contesti “naturali” di periferia urbana).

 

L'impegno della FAV nell'ambito dell'housing sociale, per un abitare sostenibile, intende rispondere al bisogno di casa, centrale per la qualità della vita di ogni famiglia, soprattutto in momenti, come quelli attuali, segnati da grande debolezza delle politiche abitative pubbliche.
Da anni FAV sostiene i nuclei familiari in difficoltà sociali ed economiche, con particolare riferimento a quelli in difficoltà a causa di una gravidanza mettendo a disposizione 6 alloggi in locazione (sul territorio di Milano ed hinterland), in parte a canoni sostenibili e in parte a canone concordato (ex lege 431/98), per facilitare l'accesso alla casa.

 

Nell’ambito dell’housing sociale la FAV porta avanti anche un progetto particolare e innovativo: il progetto APOLLINARE 1, che ha visto la realizzazione di un complesso di housing sociale per differenti tipologie di fragilità:

  • 7 alloggi protetti per anziani,
  • 2 alloggi destinati a neo-maggiorenni in uscita dalle comunità e/o in situazioni di difficoltà,
  • 3 alloggi per famiglie in situazione di vulnerabilità.

 

È necessario correre dei rischi. Riusciamo a comprendere il miracolo della vita
solo quando lasciamo che l’inatteso accada.
(Paulo Coelho)